Gand, 29 luglio 2016, Felien Mignon - Oggi viviamo in una società multimediale in cui tutto ruota intorno all’informazione e alla comunicazione. Ci sono comunque ancora troppe persone a non aver accesso alle piattaforme multimediali che noi diamo per scontate.
Un censimento dell’Istat ha dimostrato che in Italia ci sarebbero circa 877.000 persone con problemi, gravi e meno gravi, dell’udito. Inoltre, un’altra loro ricerca ha rivelato che nel 2013 il paese contava 129.220 persone parzialmente o totalmente cieche. Un numero elevato di persone che non sembrano essere una priorità per lo Stato italiano.
Di conseguenza, parleremo dell’accessibilità dei media, e soprattutto dell’accessibilità dei programmi televisivi trasmessi in Italia. Visto che il tema di “accessibilità” è molto ampio, ci limiteremo quindi al settore della televisione.
Com’è la situazione in Italia ?
Chi regge il mondo dei media ?
Sono tre le imprese principali a reggere il scenario televisivo in Italia.
Innanzitutto pensiamo a Mediaset S.p.A., un’azienda privata attiva nell’ambito dei media e della comunicazione. Viene controllata dalla holding Fininvest, proprietà della famiglia Berlusconi. L’azienda è stata fondata nel 1961 dal ex-premier Silvio Berlusconi e nel 2000 suo figlio Pier Silvio ne è diventato vicepresidente esecutivo. I canali principali della Mediaset sono Tgcom24, La 5 e Italia Uno. Oltre alle sue occupazioni televisive, l’azienda agisce come società di produzione cinematografica (Medusa Film) e come editore (Mondadori).
Poi, conosciamo tutti la Rai, abbreviazione di « Radiotelevisione italiana S.p.A ». Questa società viene detenuta per il 99,56% dallo Stato, ed in specifico dal Ministero dell'Economia e delle Finanze. Oggi la Rai offre tre stazioni televisive, tre stazioni radio (tutti e due sotto i nomi Rai1, Rai2 e Rai3) e diversi canali digitali.
Infine, anche il loro concorrente Sky, proprietà dell’azienda pan-europea Sky plc., detiene una quota significativa del mercato televisivo italiano. È una piattaforma televisiva fornita a pagamento che oggi conta circa 5.000.000 abbonati.
Che cosa si intende con ‘accessibilità dei media’ ?
In primo luogo vogliamo sapere che cosa significa la parola ‘accessibilità’. I grandi dizionari italiani (come Treccani, De Mauro e Zingarelli) non menzionano una chiara definizione poiché l’uso del termine “accessibilità” nel senso più largo sia molto recente. Ci ritroviamo solo la vaga spiegazione “l’essere accessibile” o “caratteristica di ciò cui si può facilmente accedere”. Qui sotto segue la definizione di Wikipedia, che a me pare abbastanza accurata :
“L'accessibilità è la caratteristica di un dispositivo, di un servizio, di una risorsa o di un ambiente d’essere fruibile con facilità da una qualsiasi tipologia d'utente.”
In generale questo vuole dire che persone con ridotta o impedita capacità sensoriale o motorica possono accedere e muoversi autonomamente in ambienti fisici (accessibilità fisica), che possono fruire e accedere autonomamente a contenuti culturali (accessibilità culturale) o che possono fruire dei sistemi informatici e delle risorse a disposizione attraverso l'uso di tecnologie.
Se applichiamo questa definizione sui media, ed in specifico sulla televisione, possiamo dire che l’accessibilità dei media per tali persone consiste nell’uso di tecnologie e servizi assistivi come audiodescrizione, audiointroduzione, sottotitoli, aggrandimenti ed il linguaggio dei segni.
Com’è la situazione in Italia ?
Sottotitoli per non udenti
In generale, le due grandi stazioni televisive Rai e Mediaset mettono a disposizione i sottotitoli, ma non per tutti i programmi. Si possono attivare sulla pagina 777 del Televideo o del Mediavideo se guardate Mediaset. La Sky invece li ha introdotti solo il 16 giugno 2015, e solo per il telegiornale.
Gabriele Gianfreda, formatore presso l’istituto per Sordi di Roma, ha raccolto delle firme per costringere la Rai ad introdurre sottotitoli per non udenti . Adesso, la maggior parte dei programmi su Rai 1, 2 e 3 ne dispongono, ma i canali digitali lasciano ancora a desiderare.
Nell’era della globalizzazione tutto si evolve, tranne la cultura dell’handicap. Si fa ancora poco per rendere accessibili i media alle persone sorde o mal udenti. I sottotitoli sono tra i mezzi di comunicazione più importanti che possono aiutarle a seguire quello che succede intorno a loro e il governo dovrebbe fare più sforzi per migliorare i servizi e le tecnologie a disposizione.
Milena Di Silvio, una sottotitolatrice milanese, ha indagato in cooperazione con l’Ente Nazionale Sordomuti di Milano e di Roma le opinioni di un certo numero di persone con disabilità dell’udito sui sottotitoli per non udenti. Ecco le loro risposte:
- i sottotitoli non sono fedeli alla lingua di base
- il testo è stato ridotto, mancano delle cose
- la durata dei sottotitoli è troppo breve.
Sembrano quindi poco soddisfatte. Ho letto alcune conversazioni sui forum in rete e ho incontrato moltissime lamentele e polemiche in merito. È chiaro che molte persone sorde o mal udenti si sentono tralasciate. Perciò ci vogliono dei sottotitoli facili da leggere che allo stesso tempo rimangono fedeli al parlato.
Audiodescrizione & audiointroduzione per i non vedenti e i mal vedenti
Prima, vogliamo sapere che cosa si intende con “audiodescrizione e audiointroduzione”.
Secondo Saveria Arma, una nota audiodescrittrice, l'audiodescrizione (AD) è una tecnica di recente introduzione che permette di rendere accessibili alle persone con disabilità della vista numerosi prodotti audiovisivi quali film, spettacoli teatrali e di danza, performance sportive e allestimenti museali. Una voce racconta dunque fra i diversi dialoghi quello che sta succedendo sulla scena o sullo schermo. L’audiointroduzione invece è un breve riassunto di ciò che succederà. Di solito, l’audiointroduzione si da prima dell’inzio di un film, un programma televisivo o una produzione teatrale, fornendo delle informazioni sugli attori, i personaggi e la storia.
Le mie ricerche su internet hanno rilevato un fenomeno davvero interessante. Sullo sito della Rai c’è scritto che la stazione offre delle possibilità audiodescrittive per i non vedenti o i mal vedenti. Il 60% dei programmi disponerebbe di audiodescrizione (pagina 783 del Televideo), e soprattutto le fiction più seguite su Rai 1, 2 e 3. Gli utenti di questa stazione televisiva invece dicono che le possibilità rimangono poche e se c’è l’audiodescrizione, nella magior parte dei casi non funziona.
L’AD sembra infatti ancora poca diffusa sulla televisione, mentre all’opera e al teatro il primo esperimento è stato effetuato già nel 1998. Mentre parecchi film ne dispongono, come la Grande Bellezza, le iniziative sulla televisione rimangono scarse. Una possibile spiegazione è il costo troppo alto. Va detto che lo Stato provvede aiuti finanziari, ma rimane ancora molta strada da fare.
Anzi, le stazioni televisive private nemmeno non ci pensano. Non c’è scritto niente a riguardo sui siti della Mediaset e della Sky. La Sky brittanica si impegna a rendere la televisione accessibile alle persone cieche e sorde, mentre in Italia l’evoluzione si fa attendere.
Iniziative
Fortunatamente, ci sono moltissime associazioni indipendenti che si impegnano per i diritti delle persone con disabilità della vista e dell’udito. Qui sotto ve ne verranno presentate due. Queste associazioni lottano contro la discriminazione e la mancanza di informazione, e fanno sì che anche le persone sorde o mal udenti e le persone cieche o mal vedenti possano godersi un bel film, un concerto o uno spettacolo teatrale.
Il "Blindsight project" per esempio si occupa dell’integrazione totale sia delle persone cieche o mal vedenti che delle persone sorde o mal udenti. Cioè sul campo dell’istruzione, dei diritti civili, dello sport ecc. ma anche sul piano culturale. La sua fondatrice, Laura Raffaeli, è stata vittima della strada ed è rimasta disabile sensoriale (cieca del tutto e ipoudente in seguito ad un incidente di moto). Il suo onlus “laica ed apartitica” organizza eventi (concerti, vacanze ecc.) per persone con una disabilità sensoriale e lancia campagne informative ai fini di sensibilizzare la popolazione.
Il "Cinema Senza Barriere" invece si impegna per chiunque ami il cinema, anche se diversamente abile. Sull’esempio dell’Inghilterra, della Francia e della Svezia, dove numerosi spazi sono stati attrezzati per alzare l’accessibilità, è stato reso possibile a persone con disabilità della vista e dell’udito di guardare un film in sala. Fino ad oggi, in Italia i tentativi in merito sono quindi sempre stati sporadici.
E adesso?
Va da sé che tutti devono essere inclusi nella società dell’informazione e che tutti devono aver accesso alla cultura e all’intrattenimento. Purtroppo, nella realtà non è sempre il caso.
Le associazioni indipendenti prendono già delle bellissime iniziative, speriamo che lo Stato segua!
Se Lei, il lettore di quest’articolo, voglia aggiungere qualcosa, conosca ancora altre bellissime iniziative o abbia qualche commento, non esiti a reagire o a contattarci :