Gand, 19 agosto 2016, Felien Mignon - Essendo cresciuta nelle Fiandre, dove i sottotitoli si danno per scontato, per me è difficile accettare che ci siano ancora paesi in cui il doppiaggio viene utilizzato nel panorama cinematografico e televisivo. Nel 2016 dovremmo osare dire basta col doppiaggio. Siamo all'epoca di Internet in cui l’inglese costituisce la lingua franca, e fra il pubblico (italiano) cresce la richiesta di una maggiore offerta di film non doppiati.

 

I sottotitoli sono l’ideale per imparare una lingua straniera e questo si vede. Nei paesi che utilizzano il doppiaggio, sono diffuse meno le lingue straniere. Inoltre, le piccole sfumature che caratterizzano una lingua vengono perse nella traduzione orale. Secondo il Parlamento Europeo un altro vantaggio sarebbe che i circa 83 millioni sordi e audiolesi (in tutta europa) potrebbero accedere alla televisione pubblica. In più, la sottotitolazione potrebbe fornire valore educativo, in particolare per chi vuole imparare le lingue straniere.

Perché?

All’inizio degli anni 30 tutte le grandi città (Roma, Torino, Milano, ...) avevano un cinema ed il film sonoro diventò un prodotto di massa. Con il film si introdusse anche la cultura del doppiaggio. La ragione di questo è che poca gente sapeva leggere e perciò si dovette trovare una soluzione per rendere accessibili al popolo i film mostrati nel cinema.

Lo Stato italiano inoltre, soprattutto durante l'epoca di Mussolini, voleva ridurre l’influenza estera in Italia, in particolare quella degli Stati Uniti, avvantaggiando la propria industria cinematografica e mostrando al mondo la bellezza e le meraviglie del suo paese. Nel 1929 il governo fascista decretò che le pellicole straniere non potessero circolare in lingua originale.Tutto andava doppiato.

Come?

Il primo stabilimento di doppiaggio in Italia fu aperto nell'estate del 1932. Adesso, ogni regione ha i suoi propri stabilimenti ed il doppiaggio è diventato un’industria prosperosa. Le aziende principali che se ne occupano sono ADC Group e SDI Media. Quest’ultima ha succursali in 36 altri paesi e offre anche sottotitoli e servizi di traduzione per l’industria dell’intrattenimento. SDI Media impiega più di 1000 persone in tutto il mondo e ricorre a una rete di 4000 traduttori freelance. La succursale italiana si trova a Milano.

Alcuni grandi doppiatori

La cultura del doppiaggio italiano è conosciuta in tutto il mondo ed è noto che l’Italia sia uno dei paesi più bravi in quest’arte. Come già detto, si è sviluppata una vera e propria industria a riguardo ed è per questa ragione che anche i doppiatori vanno menzionati (secondo il Bergamopost). Ferruccio Amendola per esempio ha interpretato il ruolo di Rocky, reso famoso dall'attore Silvester Stallone. Pino Insegno invece, comico e attore molto apprezzato, è conosciuto per essere il doppiatore principale di Will Ferrell e per aver prestato voce a Viggo Mortensen nel ruolo di Aragorn nella trilogia de Il Signore degli Anelli. Ha inoltre doppiato Jamie Foxx nel ruolo di Ray Charles nel film Ray e nel ruolo di Django nel film Django Unchained di Quentin Tarantino. Un ultimo esempio è Tonino Accolla la cui voce, senza alcun’ombra di dubbio, è legata indissolubilmente al personaggio di Homer Simpson, uno dei miei personnaggi preferiti. Tra gli altri attori doppiati può vantare anche Tom Hanks, Hugh Grant, Jim Carrey e Ben Stiller.

Deliniamo la situazione

Ho fatto un piccolo sondaggio a venti miei amici italiani a cui ho chiesto quale percentuale dei programmi stranieri viene doppiata in Italia. Dicianove di loro hanno risposto che è il caso per il 90% al 100% dei programmi. Un numero elevatissimo. Una possibile spiegazione di questo è che il telespettatore medio italiano non sa l’inglese (o altre lingue) e perciò i grandi canali televisivi scelgono di doppiare tutti i film e serie straniere. Ci sono comunque alcune eccezioni. Uno degli intervistati mi ha raccontato che ultimamente non vengono doppiati alcuni cartoni animati per bambini (Dora l’esploratrice e Peppa Pig) per fargli imparare l’inglese. Altri programmi, come la notte degli Oscar o qualche emissione musicale (spesso su MTV), non vengono neanche doppiati. Jersey Shore, per esempio, ha i sottotitoli per mantenere la peculiarità della lingua inglese che parlano (che spesso è poco degna). Anche le repliche del David Letterman Show vengono trasmesse nella lingua originale.

Oggi vediamo tuttavia un piccolo contromovimento. I canali a pagamento, come quelli della Sky o del Digitale Terrestre, offrono la possibilità di guardare programmi e film sia nella lingua originale che nella versione doppiata. Il canale di stato Rai3 invece trasmette una volta alla settimana un film nella versione originale. Di notte, però.
Un’altra tendenza che si fa notare è quella di alcuni giovani registi italiani che scelgono di non cambiare la lingua nella postproduzione. Ancora nel mondo cinematografica, vediamo che in certe grandi città c’è la possibilità di vedere un film nella lingua originale. Il cinema di Bologna per esempio a volte offre film in versione originale. Si fanno quindi già dei piccoli sforzi per facilitare l’integrazione (ancora lenta) delle lingue straniere.

 

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(Fotografia József Hubay)

 

 

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